Storia della Parrocchia

S. Vincenzo, S. Sebastiano, S. Michele, Madonna della Neve, Santa Caterina, la cappelletta del cimitero e le cappelle rionali (Maria Ausiliatrice, Sacra Famiglia, Don Bosco) sono i luoghi di culto mirabellesi, utilizzati abitualmente o saltuariamente.

Nell’Archivio Parrocchiale sono stati rinvenuti documenti che citano la chiesa di S.Desiderio;  non è stato possibile identificarne la collocazione,  anche se la presenza in strada S.Desiderio del secondo cimitero di Mirabello sembra giustificare l’ipotesi che si trovasse su questa strada.

Neppure della prima chiesa parrocchiale esistente a Mirabello sappiamo molto. Sappiamo che è citata nel 1192 e che è elencata nella Pieve di Mediliano dal 1299.

La prima parrocchiale di cui si hanno notizie certe è S. Sebastiano, edificata nel 1450.Circa un secolo più tardi fu edificata l’attuale S.Vincenzo.

Nel frattempo, nel 1474,  la parrocchia di Mirabello era passata dalla diocesi di Vercelli alla nuova diocesi di Casale.

 

Chiesa Parrocchiale di San Vincenzo

 

Eretta nel 1562 e consacrata nel 1620 ,  presenta una facciata più alta in corrispondenza della navata centrale  e termina con una cimasa a triangolo su cui si innalza una croce in ferro. Quattro coppie di colonne fiancheggiano le porte d’entrata, mentre quattro colonnine sulla facciata al di sopra della porta centrale formano tre nicchie in cui campeggiano affreschi rappresentanti al centro San Vincenzo e ai lati immagini di campagna coltivata a vite  e di due figure inginocchiate in preghiera.

All’interno , la navata centrale è alta 15 metri, le due navate laterali sono alte 9 metri. I pilastri sono quadrati e hanno capitelli in stile dorico verso le navate laterali e in stile corinzio verso la navata centrale. I pilastri sono decorati a metà della loro altezza da un medaglione contenente una croce.

 

Iniziando il percorso dalla navata di sinistra, la prima cappella è quella che contiene il fonte battesimale in marmo, al di sopra di questo c’è un affresco che rappresenta Giovanni il  Battista nell’atto di battezzare Gesù. A destra campeggia una grande statua di angelo proveniente dalla tomba di famiglia della scrittrice Rosetta Loy. Proseguendo nella navata laterale si incontrano due cappelle dedicate una alla Vergine Immacolata e l’altra a Maria Ausiliatrice e a don Bosco. Si giunge alla cappella che fiancheggia l’altar maggiore, dedicata a San Vincenzo, la cui statua in legno dipinto è collocata in una nicchia sopra l’altare.

Si arriva quindi al presbiterio che è di forma rettangolare con una superficie di circa 26 mq.  Il pavimento, in mosaico veneziano, fu fatto durante l’importante restauro del 1863. Le pareti del presbiterio sono decorate da due grandi affreschi raffiguranti a sinistra San Vincenzo davanti al giudice e  a destra il Santo in prigione .

L’altar maggiore , opera del Pellegatta, fu consacrato nel 1764 dal vescovo di Casale Giuseppe Luigi Avogadro.

I materiali utilizzati furono il nero di Como, il giallo Verona, l’ onice di Busca, l’occhiadino Val Camonica, la  breccia rossa e bianca, il bianco di Carrara, il rosso Francia, la breccia di Arzo, breccia bianca e viola, marmo striato bianco e rosso, stucco dorato.

Una  lapide collocata in una nicchia nel presbiterio riporta la seguente iscrizione:

DOM / DIVO VINCENZIO MARTIRI DICATUM / TEMPLUM HOC / SCIPIO

PASCHALIUS IX CAL SEPTEMBRIS / ANNO SALUTIS MDCXX ARAM VERO MAXIMAM /

III IDUS IUNIAS MDCCLXIV / IOSEPH ALOYSIUS AVOGADRUS / EPISCOPI CASALENSES /

CONSECRARUNT.

Dietro l’altar maggiore, al di sopra della pannellatura in legno di noce   del coro, si apre un’ampia nicchia in cui è collocata una grande statua di San Vincenzo scolpita a Varallo nella seconda metà dell’800.  Ai lati della nicchia ci sono due affreschi raffiguranti due angeli, opera del pittore Brunati.  Dal coro si accede alle due sacrestie, collocate una a sinistra e l’altra, più piccola, a destra.

 

 

Procedendo verso la navata di sinistra, ci si trova nella cappella della Madonna del Rosario di Pompei.

Alla cappella si accede salendo alcuni gradini che portano alla balaustra, opera del Pellegatta. L’altare  in marmo  (occhiadino Val Camonica, giallo Verona, rosso Francia, seravezza di Firenze, nero di Como, broccatello di Spagna, stucco),del 1760, è sormontato da un quadro rappresentante la Beata Vergine   inserito in una cornice di marmo decorata da piccoli quadretti dipinti rappresentanti i Misteri.

L’altare è gemello di quello della navata di sinistra. Proseguendo lungo la navata di destra, si incontra la cappella del Sacro Cuore, un tempo di Gesù Crocifisso in cui è collocata una lapide che ricorda Pietro Mazza, morto in giovane età , e una statua di Sant’Antonio da Padova.

 

 

La chiesa ha visto un restauro generale dal 1860 al 1863, approvato da  Edoardo Arborio Mella ed eseguito dal capomastro e fornaciaio Bartolomeo Negro.

A questo restauro risalgono il  pavimento a mosaico del presbiterio, l'atrio, la bussola, la cantoria, la cassa d’organo e la cornice per l’ancona.

Dello stesso periodo sono gli affreschi di Eugenio Brunati e i lampadari, voluti dallo stesso Mella, che inviò un prototipo da Torino.

L’organo, opera dei fratelli Lingiardi, fu installato nel 1865

 

 

La facciata della chiesa parrocchiale è stata intonacata a lungo, certamente dall'Ottocento all'inizio del Novecento.

 

 

Fu riportata in mattoni a vista nel 1947, su progetto dell'arch. don Verri.

 

Chiesa di San Sebastiano

 

Costruita nel 1450 in quella che è l’attuale via Rogna, si trova, come la chiesa parrocchiale, in posizione sopraelevata rispetto alla piazza avendo i costruttori tenuto conto della possibilità di esondazione dei rii Garavalde e Campostrina che all’epoca circondavano l’abitato.

San Sebastiano è stata la prima parrocchia del paese e come tale funzionò dal 1474 al 1562 quando si completò la chiesa parrocchiale dedicata a San Vincenzo.

la Confraternita di San Sebastiano, costituita presumibilmente verso la fine del ‘500, aveva il compito di gestire le proprietà legate alla chiesa, tra le quali la sede della Confraternita medesima, affiancata all'edificio di culto.

 

La facciata della chiesa è in stile trecentesco con tre porte a cui si accede salendo 2 gradini, originariamente in cotto come il sacrato, oggi entrambi rivestiti in pietra grigia.

 

In stile latino a forma rettangolare, San Sebastiano era originariamente priva del coro, che venne aggiunto solo nel 1866 creando  una piccola abside semicircolare.

 

La chiesa è divisa in tre navate, una centrale più ampia e due laterali, sostenute da sei pilatri quadrati. La navata di sinistra ha un altare con la statua del Sacro Cuore, quella di destra un altare dedicato all’Immacolata. Si accede all’altare e al coro salendo tre gradini in marmo.

L’altare è probabilmente settecentesco , la balaustra è opera del Pellegatta. 

Proprio dietro all’altare, a sostegno della volta del coro, ci sono quattro colonne rotonde con capitello decorato. La parte centrale della parete del coro contiene un grande affresco rappresentante il martirio di San Sebastiano. Altri affreschi, tutti risalenti alla prima metà dell'Ottocento, decorano la volta della navata centrale.  Dalla zona dell’altare si accede a sinistra alla sacrestia, a destra al campanile che è alto 20 metri, con cuspide a cono.

Con l’arrivo dei Salesiani a Mirabello, la chiesa di San Sebastiano fu lasciata in gestione ai sacerdoti del Piccolo Seminario. Questo lungo utilizzo (quasi un secolo) da parte dei Salesiani ha lasciato un segno profondo nella popolazione mirabellese, come testimonia la presenza di quadri rappresentanti don Bosco, San Domenico Savio, don Rua, le statue di Maria Ausiliatrice e un busto di don Ricaldone.

Oggi la chiesa è utilizzata nei mesi meno freddi per la celebrazione delle Messe infrasettimanali, ma, con l'ausilio di alcuni volonterosi, resta aperta a lungo, per consentire a tutti di raccogliersi in preghiera nel luogo in cui celebrarono, oltre a don Bosco, molti Rettori Salesiani.